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Boom in Monaco

Thanks to a friend, we have found the original Whitefin boom! It is adorning the fuel quay in Cap D’Ail, Monaco. Bart Weduwer, who owns the fuel quay, had sailed aboard Whitefin when she was owned by Mario Conde.

Launching of the ‘Whitefin,’ April 1983

Photograher Joe McGurn has gone through the photos from the mystery boxes that he purchased in 2016 in an estate sale, and he has collated almost 150 that chronicled the launching of the Whitefin, built in Camden Renaissance Yachts.

“They are extraordinary photos in which we see the very large boat make its way on the road from Camden to Rockport Harbor,” said McGurn. “I’m not sure that this is done today because as you can see they were cutting tree branches and moving power lines to just make it down the road.

“The scenes from the belted Galloways to the bridge in Rockport and finally entering the water in Rockport are particularly interesting.”

For more photos, please visit the original article: www.penbaypilot.com/article/launching-whitefin-april-1984/85455

         

Barche da sogno: il fascino distinto del Whitefin

Il seguente articolo è tratto da “www.giornaledellavela.com/barche-da-sogno-il-fascino-distinto-del-whitefin

Vi raccontiamo la storia di questo 90 piedi voluto da Phil Long e disegnato da Bruce King. Una barca dalla bellezza senza tempo che a vela stupisce ancora

Ci sono barche dalla bellezza senza tempo, con il fascino distinto delle linee classiche e il procedere elegante dei cigni sull’acqua. Barche che riconosciamo anche a grande distanza, quelle insomma che non passano inosservate e ci obbligano a voltare lo sguardo verso di loro quando le incontriamo in mare. Una di queste è senza dubbio il Whitefin, uno Spirit of Tradition di 90 piedi, 27,43 mt, protagonista tra le barche cult che hanno animato il VELAFestival 2017.

La storia del Whitefin è quella della ricerca della qualità e dell’estetica senza compromessi: una barca che può essere definita come un omaggio al culto della bellezza dello yachting di una volta. All’inizio degli anni ’80 il facoltoso armatore Phil Long iniziava a maturare l’idea di sostituire il suo Whitehawk con una barca più performante. Per farlo contatta il designer californiano Bruce King: la richiesta è quella di disegnare una barca dalle linee classiche, ma in grado di avere le prestazioni di uno yacht moderno e soprattutto essere più performante della sua precedente barca. La sfida per il progettista si presenta quindi complessa, anche per le richieste del vulcanico ed esigente armatore. Per raggiungere l’obbiettivo occorre realizzare una barca leggera, rigida, ma al tempo stesso marina, utilizzando però un materiale classico, il legno. A risolvere il problema fu lo stesso armatore, che fondò nel Maine il cantiere Renaissance Yacht Marine in modo tale da potere gestire al meglio la costruzione dei suoi yacht, curandone i dettagli.

Nel 1983 il Whitefin vede l’acqua per la prima volta: il 90’ piedi viene realizzato West System (la barca più grande al mondo realizzata con questa tecnica): lamellare e resina epossidica per ottenere un mix strutturale resistente, rigido e leggero, proprio come richiesto dal committente. Quell’anno, l’83, fu un anno importante per la storia della vela: gli australiani strapparono la Coppa America a Dennis Conner grazie alle famose alette sulla chiglia ideate da Bel Lexcen ed Alan Bond. Il fatto impressionò molto la comunicta velica a stelle e strisce, che si vide per la prima volta superata nel più antico trofeo della vela. Fu del tutto naturale quindi che Whitefin venisse subito dotata di una chiglia simile, che gli permise fin da subito di dimostrare straordinarie doti veliche anche e soprattutto con vento leggero, grazie anche ad un piano velico generoso tipico del periodo IOR.

Si racconta che Phil Long avesse lanciato una sfida al suo progettista. Non appena varato il Whitefin avredde dovuto sfidare la vecchia barca di Long, per testare subito le velocità del nuovo progetto e valutarne il risultato. Il Whitefin ebbe subito dei problemi ad issare tutta la randa e partì in ritardo. Nonostante il distacco accumulato da subito, nelle arie leggere, riuscì ad agganciare l’avversaria, superandola ed andò a vincere la sfida, con il sollievo di Bruce King che fu così consapevole di avere accontentato il volere dell’eccentrico ed esigente armatore.

L’efficacia idrodinamica delle alette applicate sulla chiglia, fanno si che la barca abbia una zavorra meno voluminosa ed un pescaggio più ridotto del dovuto, consentendo così buone performance anche nelle brezze. Oggi il Whitefin fa base in Italia e naviga in Mediterraneo. Chi ha avuto la fortuna di navigare a bordo di questa regina può raccontare come l’uso del motore sia limitato alle occasioni in cui il vento non arriva a 5 nodi: con il suo imponente armo a sloop frazionato, che prevede una superficie velica massima di bolina di 460 mq e alle portanti ben 720 mq, il Whitefin è abituato a navigare di bolina alla stessa velocità del vento fino agli 11 nodi, regalando al suo equipaggio velocità costantemente in doppia cifra al lasco.

Grazie a questa caratteristiche ha partecipato con successo in questi anni a diverse tappe del circuito Panerai, alla Maxi Yacht Rolex Cup di Porto Cervo e alle Voiles de Saint Tropez, ospitando a bordo nomi e campioni che hanno fatto la storia della vela italiana come Mauro Pelaschier. La cabina armatoriale ospita anche una vasca da bagno in legno, la dimette un pianoforte ed un insolito caminetto, nonché tutti gli accessori necessari al comfort di bordo per una crociera di lusso. Il suo porto d’ormeggio oggi è Marina di Pisa, dal quale si muove per la sua attività di charter in regata o crociera. Whitefin naviga oggi in tutto il Mediterraneo, nel 2016 ha coperto oltre 6 mila miglia, e per questo 2017 sarà molto probabile vederla all’opera in un paio di tappe del Circuito Panerai ed ancora alle Voiles de Saint Tropez.

Il Whitefin è per veri intenditori, per chi non si accontenta, per coloro che cercano un’anima vera sulla barca con la quale navigano. Questo 90 piedi è il tipico sogno ad occhi aperti, una barca forse non per tutti ma per i veri cultori dello yachting di un tempo che amano riviviere lo spirito più nobile della vela anche in un’era dove le forme e l’estetica del design nautico hanno imboccato altre strade. Le barche belle però, si sa, non hanno età e Whitefin è infatti una barca senza tempo.

IL CHARTER SUL WHITEFIN

La sua attività di charter viene gestita dal broker Equinoxe di Torino e la barca fa parte del MYBA, l’associazione dedicata allo yachting di lusso che ha nella sua flotta alcune delle imbarcazioni a vela ed a motore più belle al mondo. I suoi interni sono composti di legni pregiati, ed ospitano quattro cabine doppie più quelle dedicate all’equipaggio. Può accogliere per la notte 8 persone, 12 per il day cruising più quattro persone d’equipaggio, il capitano, due marinai ed una cuoca. Oltre al charter, il Whitefin è disponibile come location per servizi fotografici, team building ed eventi per le aziende. La barca viene charterizzata con un equipaggio professionista, che prevede un comandante esperto e profondo conoscitore della barca, due marinai ed una chef di alto livello.